Presentazione Contributi Strutture Old editions

Hogan Olympia Uomo 2013 Prezzi Hogan Stivali Donna Prezzi Hogan Nuove 2015 Prezzi Hogan Uomo 2015 Prezzi Hogan Uomo 2014 Prezzi
NEWS   |

Aristoteles - da Un Cuore Grande Così il 18/07/2013 @ 11:14

Esclusiva, sentite Aristoteles: City? Mister Canà è la mia famiglia e il denaro non può sostituire questo. Ringrazio tutti gli italiani (da: calcionews24.it).
“Mister, fammi entrare”, chi non ricorda la fatidica frase pronunciata da Aristoteles a Oronzo Canà. Il fortissimo attaccante brasiliano della Longobarda grazie al film “L’allenatore nel pallone” è diventato un vero e proprio mito negli anni novanta. Almeno una volta tutti gli appassionati hanno visto la pellicola di Sergio Martino. Ma Aristoteles era solo un personaggio interpretato dal grande Urs Althaus. Un uomo semplice nato nel 1959 a Herrliberg, un piccolo paesino della Svizzera. Urs con la sua umiltà è riuscito a conquistare l’affetto di molte persone e verrà ricordato soprattutto come il primo uomo di colore a posare sul mensile americano GQ. La redazione di Calcionews24.com ha intervistato in esclusiva l’attore svizzero.

Lo sa che nonostante siano passati quasi trent’anni in Italia nessuno ha dimenticato il mitico Aristoteles?
“Questa cosa mi ha stupito molto e dall’Italia ho ricevuto veramente tanto amore. Il film ha commosso il cuore di tutti gli italiani”.

Molti non sanno che lei ha giocato per due anni con la maglia dello Zurigo. Come mai ha abbandonato la carriera da calciatore?
“Ho avuto un incidente al braccio, me lo sono rotto e sono stato costretto a fermarmi”.

Solo due anni da calciatore, poi una grande carriera da attore: a New York ha conosciuto Lina Wertmüller…
“Si questo è vero. Incontrai Lina nella mia ascensore di New York e mi disse che ero un grande attore, così arrivai in Italia nel 1981”.

Lei ha anche un primato: è stato il primo ragazzo di colore a comparire sulla copertina della rivista americana GQ. Ci furono tante polemiche, ma alla fine quella copertina contribuì al graduale processo di integrazione dei neri in America.
“Era il mese di novembre del 1977, non posso dimenticare quella data. Oltre alla copertina, mi hanno dedicato anche altre ventiquattro pagine. In America c’è stata una vera e propria rivoluzione ed io ero molto fortunato. Gli uomini e le donne di colore hanno dovuto soffrire molti anni prima di ottenere un cambiamento. Quindi quella non è solo la mia copertina, ma appartiene ad ogni americano nero”.

Ha subito anche diverse aggressioni.
“Si, purtroppo sono stato pestato dieci anni fa dai neonazisti e mi ha salvato un giornalista che mi ha riconosciuto. Anche nel 2009 mi hanno pestato”.

Siamo nel 2012 e purtroppo il razzismo è ancora una piaga della nostra società. Come si può sconfiggere?
“Con l’istruzione. Ci sono tante persone che vanno in chiesa e pregano, ma appena lasciano la chiesa dimenticano cos’è l’umanità”.

Nel 2009 ha pubblicato anche il suo primo libro: “Io, il negro”, nella quale narra gli alti ed i bassi della sua intensa vita.
“In Svizzera si è piazzato all’ottavo posto nella classifica dei libri più venduti. Un giorno spero di riuscire a farlo pubblicare anche in Italia”.

Purtroppo anche nel calcio il razzismo continua ad essere un tema caldo.
“Anche questa è una cosa che non capisco: il calcio unisce tutte le persone del mondo e sicuramente è lo sport più seguito. I tifosi dovrebbero sempre onorare ogni giocatore, a prescindere dal colore della pelle o della razza”.

Parliamo di calcio giocato: segue il campionato italiano?
“Seguo sempre il vostro campionato e sono molto felice se vincono le squadre italiane. Sapete perche? Perché vedo la felicità delle persone italiane. Io amo l’Italia e la sua cultura”.

La squadre che preferisce?
“Longobarda e Brasile”.

Purtroppo in questi ultimi anni il nostro campionato sta perdendo i suoi big: la prossima stagione non ci saranno neanche Lavezzi, Ibrahimovic e Thiago Silva…
“Per questi giocatori si è presentata l’occasione della vita e non potevano rifiutare. In Serie A, però, arriveranno altri grandi giocatori. In questo momento l’Italia sta vivendo un momento economico difficile, ma il vostro campionato resta sempre uno dei migliori al mondo”.

Manchester City e PSG sono le protagoniste di questo calciomercato. Secondo lei gli sceicchi sarebbero riusciti a convincere il presidente Borlotti a cedere Aristoteles?
“No, assolutamente. Oronzo Canà mi ha portato in Italia, senza di lui non sarei quello che sono oggi. Finché avrò la fiducia del mister sarò al suo fianco! Lui è la mia famiglia e il denaro non può sostituire questo”.

Cosa fa oggi Urs Althaus?
“Sono ancora un attore, ho scritto una sceneggiatura e sto partecipando alla produzione di un film “La Sonnambula”, che uscirà nel 2014”.

Cosa si aspetta Urs Althaus per il futuro?
“Spero di lavorare ancora per molto tempo come attore e voglio anche continuare la mia carriera da scrittore”.

Adesso vive in Svizzera, quando la rivedremo in Italia?
“Sono venuto a Milano lo scorso mese di marzo per dare il mio supporto alla Nazionale Italiana Trapianti. Il 17 abbiamo giocato una partita”.

Nel 1978 ha anche fondato una delle più importanti agenzie di modelli in campo internazionale. Diciamo che non si è fatto mancare niente.
“Si, ho vissuto tanti momenti felici, ma anche tanti momenti brutti. Però questo fa parte della vita”.

Magari un giorno avremo un nuovo “Allenatore nel pallone” con Aristoteles nelle vesti di dirigente.
“Sarebbe meraviglioso! Se il mister o Borlotti mi contattassero la risposta sarebbe sicuramente positiva”.

Chi è l’Aristoteles dei nostri tempi?
“Messi”

L’allenatore nel pallone ha fatto nascere anche una grande amicizia tra lei e Lino Banfi.
“Lino è un grande attore, ma soprattutto una persona meravigliosa. Onore e rispetto per Lino”.

Ancora oggi i bambini in Italia conoscono Aristoteles e questa sicuramente è una grande soddisfazione per lei.
“Sono veramente contento di sapere queste cose. In Italia mi amano e rispettano tante persone”.

Un saluto ai lettori di Calcionews24.com
“Cari amici vi mando tutto il mio amore. Continuate a seguire il calcio e in particolare lo sport, sono due mezzi importantissimi per sconfiggere il razzismo nel mondo”.

aristoteles.jpg


Il gay c'è! - da Un Cuore Grande Così il 17/07/2013 @ 18:05

La Federcalcio tedesca: "Calciatori gay, fate coming out" (da: repubblica.it). La Federcalcio tedesca: "Calciatori gay, fate coming out" Il presidente della federcalcio tedesca Wolfgang Niersbach. La Dfb ha preparato un opuscolo, che sarà inviato a 26 mila club, per incoraggiare i giocatori omosessuali a dichiararsi. Il presidente federale Niersbach: "Chiunque vorrà riconoscere apertamente la propria omosessualità ha il sostegno della federazione".
BERLINO - "Calciatori gay, fate coming out". E' l'invito rivolto dalla Dfb, la Federcalcio tedesca, che sul proprio sito ufficiale ha presentato una brochure, dal titolo 'Calcio e omosessualità', con l'obiettivo di incoraggiare i calciatori gay a fare coming out. L'opuscolo nei prossimi giorni sarà spedito ai circa 26mila club in Germania e alle associazioni nazionali e regionali che operano sotto l'egida della Dfb. Il progetto nasce su impulso del presidente della federazione tedesca Wolfgang Niersbach. "La posizione della Dfb è chiara: ogni persona che vuole riconoscere apertamente la propria omosessualità può contare sul sostegno della federazione", ha spiegato Niersbach.
La brochure di 28 pagine è stata redatta da un gruppo di esperti e contiene una serie di informazioni pratiche, definizioni e indirizzi in materia di omosessualità e omofobia nel calcio. "Era importante per noi sviluppare, in stretta collaborazione con gli esperti, un opuscolo che possa contribuire ad un approccio più aperto e senza pregiudizi alla questione", ha aggiunto il n.1 della federazione. E sempre oggi il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser Schnarrenberger, ha invitato il ct della nazionale tedesca Joachim Loew a prendere parte al prossimo 'gay pride' insieme ad alcuni calciatori che indossano la maglia della Germania.
"Questo tipo di partecipazione nel 2014 darebbe un segnale enorme e tangibile", ha spiegato il ministro dalle colonne della Bild. Lo stesso quotidiano pubblica sempre oggi l'appello della calciatrice tedesca Nadine Angerer, portiere e capitano della nazionale femminile tedesca che nel 2011 annunciò pubblicamente di essere bisessuale. "Voglio esortare ogni calciatore gay a fare coming out, indipendentemente dalle conseguenze negative che questo potrebbe avere, perchè la cosa più importante è rimanere sempre fedeli a se stessi", le parole della Angerer.

Sotto, annata 1913, Grant e Garbutt disquisiscono su quanto è deficiente Roberto Calderoli

grant.garbutt.1913.jpg


The Brothers - da Un Cuore Grande Così il 16/07/2013 @ 17:30

Ecco "The Brothers": sei fratelli, un'unica squadra. Il singolare caso di Neviano (da: repubblica.it). Davvero insolita la formazione di calcetto che partecipa ad un torneo in svolgimento da giugno ad agosto. Dal portiere alla punta, sono tutti fratelli. In campo si chiamano con i nomignoli già adottati da bambini. E le tre sorelle e il resto della famiglia fanno il tifo dagli spalti
NEVIANO – Il portiere Ramundo blocca il pallone in tuffo, si alza e rinvia. Raccoglie l’invito il terzino Ramundo, che dribbla un avversario e passa in diagonale per il centrale Ramundo, il quale cambia in velocità di prima per il mediano Ramundo. Quest’ultimo stoppa, si ferma, vede l'attaccante Ramundo scattare verso la porta e crossa: stacco, incornata di testa e gol. Esulta, poi, stremato, chiama il cambio. Al suo posto entra il jolly Ramundo.
Se credete che vi sia qualche bizzarro errore nell’ipotetica cronaca di una gara di calcio a cinque, vi sbagliate. Ramundo è il cognome di tutti i componenti di un’unica compagine. Molto, molto affiatata. Quando si dice che una squadra di calcetto è una famiglia. Sono tutti fratelli, infatti, i Ramundo, e vengono da Neviano. E se non formano una squadra di calcio vera e propria, poco ci manca. Perché in totale sarebbero addirittura nove, in casa. Tre, però, sono sorelle. Che si limitano a tifare dagli spalti. Immaginarsi il seguito, fra tutte le diramazioni famigliari formatesi negli anni.
Il nome della squadra? “The Brothers”, i fratelli. E non potrebbe essere altrimenti. Tutti fra i 35 e i 45 anni di età, i fratelli Ramundo partecipano per il secondo anno consecutivo al torneo di calcetto “Memorial Alessandro Zizzari 14° edizione”, che si svolge nel loro paese, Neviano, da metà giugno a metà agosto. Luogo d’incontro per i confronti sul manto sintetico, l’oratorio parrocchiale. Un evento seguito da tanti nevianesi, al quale partecipano numerose squadre di giovani locali. Ma, inutile anche dirlo, loro restano in qualche modo un’attrattiva, per l’estrema particolarità del caso.
Il più anziano del gruppo è Antonio, ispettore capo della polizia di Stato. Poi ci sono Claudio e Mario, imbianchini, Marco, muratore, Andrea, rappresentante di ricambi per auto e Fabio, sottufficiale dell’esercito. Ma in campo, come nella vita, fra loro si cercano chiamandosi con i nomignoli che già adottavano da bambini, quando scorrazzavano in un cortile con i calzoncini corti e già prendevano a calci una palla.
E dunque, Antonio è Ttono, Claudio è Johnny, Mario è Marione, Marco è Giammà, Andrea è Capo, Fabio è Fabiulone. E così, oltre a far girare la palla, fanno girare la testa anche agli avversari. L’intesa e l’unione durante il gioco, infatti, sono eccezionali in campo come nella vita. “Una famiglia unita nello sport è una famiglia unita dovunque”, è il loro motto. Pronti a sfidare “The Brothers”?

Sotto, Asprilla e Valderrama in una serata a tinte forti

asprilla.valderrama.jpg


Lauda c'è! - da Un Cuore Grande Così il 16/07/2013 @ 08:09

"Rischiavamo la vita ogni giorno Ma io correrei ancora..." (da: repubblica.it). Niki Lauda parla della F1 dei suoi tempi e delle mille emozioni riaccese da "Rush", il film sulla rivalità con Hunt nell'anno del tremendo incidente al Nurburgring. "Il nostro era rischio allo stato puro, oggi per fortuna si può sbattere e non succede nulla".
NURBURG - "L'avete visto il circuito?". Non lasciatevi ingannare. Questa non è una domanda. È una sentenza.
Sono le 11 del mattino di sabato 6 luglio, domani si correranno le qualifiche del Gran Premio di Germania. Un uomo senza naso, senza capelli e senza sopracciglia è appoggiato al motorhome della Mercedes. E' il testimone di una Formula 1 che non c'è più, Niki Lauda. Solito cappellino rosso in testa, pancia un po' troppo rotonda per l'età e l'agio, e faccia ancora più infastidita del solito per via di un paio di giornalisti giapponesi che chissà che diavolo gli hanno appena chiesto. Qualcosa su Hamilton o sulle gomme Pirelli di sicuro. Probabilmente se gli avessero domandato cosa ha fatto ieri sera la conversazione sarebbe andata decisamente in maniera diversa.
Già, perché a Lauda, ieri sera, è capitato qualcosa di straordinario. Ha visto un film su se stesso. La propria vita in hd, girata da uno dei registi più popolari di Hollywood, Ron Howard. Diabolici, i produttori di "Rush", il film sulla dualità Lauda-Hunt e sul magico mondiale del '76, hanno scelto proprio il gp del Nurburgring, lo stesso dell'incidente e delle fiamme, per organizzare l'"evento"; hanno invitato Lauda e i suoi piloti (Hamilton e Rosberg), Ecclestone e i suoi amici e poche altre persone in vista; hanno spento le luci nella saletta, e acceso il proiettore.
Alla fine, raccontano, il vecchio Lauda è rimasto qualche minuto seduto sulla sua poltrona, in silenzio. E nessuno ha saputo dire se fosse commosso, emozionato o deluso.
Allora, era deluso?
"No, tutt'altro. Dopo la proiezione ne ho parlato con Hamilton e Rosberg che erano impazziti: non pensavano si potesse rendere in quel modo le emozioni di un pilota. Ma anche gli altri erano tutti entusiasti". (A dire il vero non tutti confermano. Due sarebbero i principali difetti: il personaggio di James Hunt sarebbe troppo affettato; e la storia sviluppandosi di gara in gara, procede a strattoni).
Dicono che il personaggio di Hunt non sia proprio fedele...
"No, non è vero. Anzi, mi è dispiaciuto moltissimo che non fosse lì con me a vederci di nuovo combattere in pista".
Ma a parte il realismo, che diamo per scontato con 38 milioni di dollari spesi, cosa ha provato a rivedersi da giovane a fare quelle cose?
"Ho pensato che un ragazzo di oggi non sa nulla - o comunque molto poco - di quello che è successo in quel 1976. Un ragazzo di oggi negli Anni 70 non era neppure nato. E forse c'era proprio bisogno di un film che glielo raccontasse. Se non si capisce quell'epoca non si apprezza quello che facevamo".
Che cosa facevate?
"Rischiavamo la vita, ogni giorno".
Anche lei Lauda pensa che i piloti si siano trasformati da eroi a impiegati?
Fa una lunga pausa. "L'avete visto il nuovo circuito? E invece vi è mai capitato di fare un giro sul vecchio? (Il vecchio è la Nordschleife, i 23 km d'inferno e curve dove Lauda sfiorò la morte, ndr).
"Ci sono differenze che vanno al di là del tracciato. Il vecchio circuito era rischio allo stato puro. E quel rischio era la materia con cui dovevamo confrontarci, quotidianamente. Oggi quella pista - e dico: grazie a dio - è molto più sicura, e rappresenta quello che è diventata la Formula 1. Oggi si può sbattere si può fare a ruotate che non succede nulla. Allora, invece, si moriva. Ma, si fidi, la vera differenza non è neanche esattamente questa".
E qual è, allora?
"Vede, anche oggi in pista può succedere di tutto. Il problema è che sarebbe un imprevisto. Allora era nelle cose: noi dovevamo confrontarci continuamente con la probabilità di ammazzarci in qualche modo. Era uno dei nostri pensieri fissi. E quell'idea lì è la vera differenza. Voi dite che quelli di oggi sono degli impiegati del rischio? Io non lo so. Ma penso che se non hai quel pensiero fisso in mente, perché grazie ai progressi della F1 non ce n'è bisogno, allora cambia tutto: è inutile aspettarsi che un pilota di questa F1 sia caratterialmente uguale a me o a James Hunt, semplicemente perché è impossibile visto come è cambiato tutto".
Dica la verità, lei sarebbe affascinato da una Formula 1 come questa, dedicherebbe a uno sport del genere tutta la sua vita?
"Ma certamente sì. Se avessi corso adesso avrei guadagnato dieci volte di più e soprattutto avrei ancora il mio orecchio".

Sotto, annata 1982, Pulici all'ultima partita in granata

pulici.ultima.partita.1982.jpg


Casacche Nicola Caricola e Valeriano Fiorin - da Un Cuore Grande Così il 15/07/2013 @ 17:40

E' con soddisfazione che UCGC mette a disposizione la possibilità di aggiudicarsi mediante asta una delle due casacche autografate, CARICOLA o FIORIN, utilizzate nel derby Vecchie Glorie di qualche settimana fa.
Queste maglie, di cui ricordiamo il vincitore avrà la scelta tra l'una o l'altra, sono state utilizzate e confezionate dalla Errea ESCLUSIVAMENTE in occasione dell'evento citato.
Ed in quest'occasione l'Errea ha fatto davvero del suo meglio: il tessuto è decisamente fresco e morbido, i colori sono i "nostri" e, nonostante lo sponsor (Puff) sempre presente, le maglie sono molto belle ed impreziosite da quattro chicche davvero uniche in onore di Capitan Signorini, ricordando quindi lo scopo benefico della partita.
Ecco le 4 particolarità:
1. colletto griffato con le diciture, nel retro < IL CAPITANO >, ed all'interno <"6" SEMPRE IL CAPITANO Gianluca Signorini>;
2. ogni maglietta, sopra a nome e numero del giocatore riporta in piccolo il numero <6>, numero di Signorini ritirato dal Genoa in sua memoria ed onore;
3. nella parte anteriore rossa delle maglie, in basso rilievo, un'immagine ritratto del Capitano in una delle sue inconfondibili posture;
4. e come si suol dire dulcis in fundo, la cosa più particolare e bella di tutto, ovvero tutta la maglia ha in piccolo come motivo su entrambi i colori nome e cognome del Capitano: < GIANLUCA SIGNORINI >.
E' per questi motivi che crediamo che chi si aggiudicherà l'asta, oltre al supporto che darà ad UCGC, sarà soddisfatto perchè consapevole di aver acquisito un pezzo davvero unico e da collezione. Buona asta a tutti!

maglietta.asta.ucuc.2013.derby.benefico.jpg


Gengis Kahn - da Un Cuore Grande Così il 15/07/2013 @ 14:52

Maria, la ragazza che si finse maschio per giocare a squash e sfidare i Taliban (da: repubblica.it). Fino a 16 anni per tutti era Gengis Kahn, come l'eroe: "Mi tagliai i capelli e vinsi i tornei". In Pakistan per le donne è disonorevole fare sport: "Ma io non mi arrendo".
A QUATTRO anni, Maria Toorpakai Wazir decise che i suoi vestiti non le piacevano. Così li mise tutti in un mucchio e, chissà come, riuscì a bruciarli. Tutti. Il padre, al rientro a casa, trovò la stanza della sua bambina devastata ed esclamò: "Ma cos'è? È passato Gengis Kahn qui?". Da allora il nome del condottiero mongolo divenne il suo soprannome di bambina pestifera e, con il passare degli anni, lo pseudonimo maschile dietro al quale celare la sua identità di ragazza per diventare, nel cuore del Pakistan conservatore, una campionessa di squash. "Il mio primo sport - racconta ora che ha 23 anni e vive a Toronto, dove si allena lontana dalle minacce dei Taliban - fu il sollevamento pesi. Iniziai da bambina, prima dei dieci anni. Nella regione di Peshawar non c'era ovviamente una sezione femminile, anzi: per le ragazze Pashtun è considerato un grande disonore fare sport. Così, mio padre decise di tagliarmi i capelli, di comprarmi dei vestiti da maschio e tirò fuori il nomignolo che mi aveva affibbiato da bambina: Gengis Kahn. D'ora in poi mi sarei chiamata così".
Con quel nome altisonante, la giovane Maria, a dodici anni, divenne la numero due del ranking juniores di sollevamento pesi. "La mia specialità mi piaceva, ma cercavo qualcos'altro. Un giorno, durante le vacanze, con mio fratello provai lo squash, uno sport che dalle mie parti è solo per le élite. Ne rimasi folgorata. Andai da mio padre e dissi: è questo che voglio fare d'ora in poi. Lui non fece una piega e con lo stesso stratagemma del nome finto e dei vestiti maschili mi iscrisse all'accademia di squash della PAF, la Pakistan Air Force".
Il trucco escogitato da Maria e da suo padre, resse per un po', consentendo a Maria di imparare, allenarsi e di battere quasi tutti i maschi (veri) che gareggiavano con lei. Una routine che le piaceva e che non dava fastidio a nessuno. "I guai - racconta - sono cominciati quando il direttore della scuola volle iscrivermi ai campionati juniores over 16 e chiese a mio padre il mio certificato di nascita che, semplicemente, non esisteva. Fummo costretti a dire la verità". La reazione del direttore della scuola fu sorprendente: "Non si arrabbiò, anzi, mi regalò persino una racchetta da squash autografata da Jonathon Power, il campione canadese. Disse che mi avrebbe permesso di continuare a frequentare la palestra e che mi avrebbe iscritto comunque ai campionati".
Ma non tutti la pensavano allo stesso modo: i suoi compagni di allenamento, i suoi avversari presero a isolarla, a vessarla in ogni modo a non voler più giocare contro di lei: "Erano spietati, soprattutto quelli che, in passato, avevo battuto". Una discriminazione continua che, per quanto dolorosa, non la ferma. Nel 2007, dopo essere diventata professionista, riceve un premio speciale dalle mani del presidente Musharraf. "Con tutte quelle vittorie avevo dato nell'occhio e attirato l'attenzione dei Taliban. Iniziarono le minacce, mi scrivevano che se avessi continuato a giocare contro i maschi e per di più senza velo e in calzoncini, le conseguenze per la mia famiglia sarebbero state terribili. Ero terrorizzata. Presi ad allenarmi in un capannone abbandonato, di notte, da sola. Mio padre mi portava in giro su una vecchia macchina a cui cambiava la targa ogni giorno". Uno stillicidio che non poteva continuare, tanto che Maria prese a scrivere a tutte le scuole di squash del mondo. "Nessuno rispose per anni, fino a quando non arrivò la mail dell'accademia di Toronto, quella di Jonathon Power, lo stesso il cui nome era inciso sulla mia racchetta. Pensai che fosse un segno, non esitai e partii subito". Oggi Maria è la giocatrice numero uno del ranking pachistano e la numero 54 di quello mondiale. Ma è così giovane da avere ancora molti progetti per il futuro. "Il più importante di tutti, però, è di poter tornare in Pakistan e cambiare, in meglio, il mio Paese".

Sotto, campionato 1959-60, Napoli-Genoa, tentata invasione dei tifosi locali

a59-60.napoli-genoa.0-1.tentata.invasione.jpg


Samba - da Un Cuore Grande Così il 13/07/2013 @ 14:28

Noi Samb, raccolti già 85.000 euro, periodo di adesione prolungato fino al 30 luglio (da: infoazionariatopopolarecalcio.it). Giusto per smentire chi, nell'articolo pubblicato poc'anzi, parlava di tifosi come gente senza amore per storia e tradizioni. Che brutta bestia l'ignoranza.
Prosegue il cammino dell'associazione Noi Samb, l'iniziativa di azionariato popolare dei tifosi della U.S. Sambenedettese 1923, nata per realizzare una rappresentanza del tifo rosso-blu all'interno della società.Nell'ultimo comunicato(di seguito) l'associazione di tifosi aggiorna sugli sviluppi delle adesioni che hanno raggiunto gli 85.000 euro a cui vanno sommate le sottoscrizioni più recenti non ancora registrate e comunica ilprolungamento del periodo di adesione alla campagna 'A Guardia di Una Fede'. Le adesioni all'associazione, partite circa un mese fà al fine di promuovere e realizzare progetti volti ad ampliare la passione per i colori rosso-blu anche attraverso la partecipazione con quote di minoranzanel capitale sociale del club(qui dettagli, qui video presentazione), e di stimolare le adesioni di piccoli imprenditori per garantire la sostenibilità economica nel medio-lungo termine della squadra, saranno aperte fino al 30 Luglio a causa degli ancora incerti sviluppi sul fronte societario.

10.07.13 COMUNICATO ASSOCIAZIONE NOI SAMB
€ 85.000 raccolti fin'ora, Campagna di Adesione prolungata fino al 30 luglio. Il Consiglio Direttivo dell'Associazione NOI SAMB, visto il protrarsi delle trattative riguardanti la cessione delle quote della U.S. Sambenedettese che indubbiamente stanno mettendo a dura prova l'incrollabile fede e l'infinita pazienza della tifoseria rossoblù, ha deciso di prorogare al 30 luglio 2013 il termine della prima Campagna di Adesione "A Guardia di Una Fede" certi che a quella data i dubbi sulla futura proprietà si saranno definitivamente sciolti.Nel voler sottolineare ancora una volta l'importanza dell'Associazione NOI SAMB in quanto espressione spontanea di partecipazione ed aggregazione di moltissimi tifosi, è doveroso intanto ringraziare i quasi 300 cuori rossoblù che, in una delle peggiori estati che i tifosi della Samb possono ricordare, hanno comunque sposato il nostro progetto e ci hanno permesso ad oggi di raccogliere una cifra superiore agli € 85.000. Un risultato già straordinario, ma che potrà veramente decollare una volta definiti i nuovi quadri societari. A queste cifre comunque bisogna sommare ancora moltissime adesioni già sottoscritte, ma ancora non registrate, presso alcuni esercizi commerciali ed alcuni bonifici online che verranno conteggiati nei prossimi giorni.Ringraziamo altresì le centinaia di persone che hanno partecipato alle nostre iniziative indette fino ad ora, in particolar modo in occasione della serata conviviale tenutasi presso La Terrazza e la serata dell'ex Galoppatoio.Nei prossimi giorni vi comunicheremo i nuovi appuntamenti che l'Associazione darà ai tifosi rossoblù, con l'obiettivo di raccogliere ancora più adesioni.
Invitiamo pertanto tutti i tifosi che hanno a cuore le sorti della beneamata ad associarsi perché LA SAMB E' UN'IDEA E LE IDEE NON MUOIONO MAI!

eredità.jpg


Juventus - da Un Cuore Grande Così il 13/07/2013 @ 14:24

Ticketing - Juventus: record sul fronte abbonamenti (da: sporteconomy.it). Si rivela ancora vincente la scelta della società juventina: sotto dimensionando il proprio stadio, parallelamente ai buoni risultati sul campo, permette loro di applicare in piena libertà il prezzo che vogliono, che è piuttosto alto data la grande domanda a fronte di un'offerta limitata. In tutto sono 28.000 gli abbonamenti (cifre che nei tempi d'oro erano da media squadra...) di cui 4.000 "Premium Club", tessera ad altissimi privilegi per tifosi vip o facoltosi. Chissà cosa ne pensano certi teorici del nostro mondo ultras di questa "Premium Club", visto che non è stata imposta dal Ministero ed è emessa nel rispetto delle normative sulla privacy... Ticketing a gonfie vele in casa Juventus. In totale, sono 24 mila gli abbonamenti stagionali standard emessi per il prossimo campionato. A cui va aggiunto il sold out dei 4 mila per lo Juventus Premium Club, gli esclusivi posti con hospitality. Anche per la stagione 2013/14, i Campioni d’Italia potranno contare sul grande apporto dello Juventus Stadium. La campagna abbonamenti ha già portato l’obiettivo sperato: l’esaurimento di tutte le tessere messe a disposizione. Dopo la fase dei rinnovi, in cui il 92% degli abbonati ha dato la propria conferma (+ 2 punti percentuali rispetto alla passata stagione), in poche ore sono state sottoscritte le circa 2mila tessere degli aventi diritto alla prelazione (Premium Member e Club Doc). La scorsa stagione il totale di tessere in abbonamento era stato di 27.400 (di cui 4000 posti Premium Club), mentre per questa nuova stagione il totale sarà di 28.000 (di cui appunto 4000 posti Premium).

Sotto, Grifoni a Parma

parma-genoa.jpg


FC St Pauli - da Un Cuore Grande Così il 12/07/2013 @ 17:58

(da: repubblica.it) L’FC St Pauli noto club di Amburgo attualmente nella seconda divisione tedesca ha dichiarato che sul tetto del proprio stadio innalzerà uno striscione arcobaleno fisso, simbolo delle associazioni gay. “Il club combatte con tutti i suoi mezzi l’omofobia e la discriminazione”.
Il St Pauli ha un pubblico etichettato politicamente molto a sinistra, il suo marchio ufficiale è una bandiera pirata, con un teschio davanti alle classiche ossa incrociate.
Recentemente Angela Merkel ha invitato gli sportivi gay a venire allo scoperto e fare coming out. Ma nessun calciatore ha dichiarato espressamente la propria omosessualità. Mario Gomez, ex Bayern Monaco e ora calciatore della Fiorentina, ha dichiarato che i calciatori che avessero fatto coming out avrebbero poi giocato e lavorato con animo sollevato. Al contrario il suo compagno di squadra, nonché capitano, Philip Lahm ha dissuaso i giocatori a farlo perché “i calciatori omosessuali dichiarati si sarebbero potuti esporre a comportamenti aggressivi"

briciole.jpg


L'Aquila - da Un Cuore Grande Così il 12/07/2013 @ 14:29

L'Aquila: a Piazza d'Armi l'area ultras d'Italia. Tifoserie unite per la rinascita post-sisma (da: abruzzonews.it). Nasce ufficialmente il parco 'Area Ultras d'Italia'. È stato infatti approvato il progetto del gruppo ultrà dell'Aquila Calcio Red Blue Eagles 1978 che prevede la realizzazione di spazi attrezzati a verde pubblico, di giardini, di percorsi pedonali, di spazi di aggregazione e di uno skate park all'interno di un'area di 1100 metri quadrati, a piazza d'Armi.
Il cantiere dovrebbe partire tra settembre e ottobre di quest'anno e la sua consegna è prevista nel giro di massimo 60 giorni.
Il comune dell'Aquila provvederà alle opere di urbanizzazione, contribuendo con una cifra di circa 20.668,78 euro a cui si aggiungono i 53.467,04 euro raccolti dagli ultrà, con i quali verrà realizzata l'intera opera, per un importo complessivo di lavori di 74.135,82 euro.
"A seguito dell'apertura del conto corrente bancario avvenuta all'indomani del terremoto del 6 Aprile 2009 che ha distrutto L'Aquila e i paesi limitrofi - si legge in una nota - e la successiva raccolta fondi ad opera di numerosi gruppi e curve ultras d'Italia, è stato approvato il nostro progetto che prevede la realizzazione di spazi attrezzati a verde pubblico, di giardini, di percorsi pedonali, di spazi di aggregazione e di uno skate park all'interno di un'area di 1100 metri quadrati. Questo luogo prenderà il nome di Area Ultras D'Italia. È nostro dovere, spiegare brevemente i motivi che ci hanno indotto a rinunciare al progetto del parco giochi per bambini all'interno dell'area del Parco del Sole, sito inizialmente da noi individuato per destinare le risorse raccolte".
"Il piano di intervento in quel luogo - scrivono i Red Blue Eagles 1978 - posizionato nei pressi del centro storico, prevedeva la riqualificazione dei manufatti ivi presenti e la realizzazione di un parco scientifico ricreativo, che includeva una serie di progetti perfettamente integrati fra loro (bar-caffetteria; ristorante; palco permanente; percorso ginnico ect), contesto quindi, indubbiamente adatto anche per la realizzazione del nostro parco giochi. Tuttavia, nonostante sia passato molto tempo, nulla è cambiato. Ancora oggi il parco versa nelle stesse condizioni in cui si presentava quattro anni fa, nessuna opera prevista al suo interno è stata eseguita".
"Alla luce di queste considerazioni abbiamo deciso di cambiare posto, individuando e ottenendo tra molte difficoltà una zona strategica e centrale dell'Aquila, l'area di Piazza D'Armi - si legge sempre nel comunicato - che nei mesi del 2009 ha ospitato migliaia di sfollati, essendo stata la più grande tendopoli e che ben presto diventerà uno dei principali luoghi di aggregazione per la rinascita sportiva e non della nostra città".
"L'Area Ultras D'Italia - continuano gli ultrà - che prevede al suo interno la realizzazione di uno skate park, inesistente in tutto il nostro territorio si situerà all'interno di un complesso sportivo, composto da un nuovo campo di rugby, da una pista di atletica e da un palazzetto di basket. Nello specifico, 600 metri quadrati saranno attrezzati a verde pubblico, con giardini, percorsi pedonali e spazi di aggregazione, a cui si aggiungeranno ulteriori 500 metri quadrati per l'area skate. Nel loro insieme le opere rappresentano un complesso di interventi che hanno l'obiettivo di iniziare un processo di riqualificazione della zona per diventare un importante spazio di aggregazione sociale e punto di riferimento della collettività aquilana. Gli impianti sportivi che verranno costruiti, saranno fruibili all'intera cittadinanza".
"All'interno dell'Area verrà posizionato un monumento e una targa ricordo, in cui saranno incisi tutti i nomi dei gruppi e delle curve Ultras che hanno contribuito al nostro progetto, lasciando cosi indelebile nel tempo la testimonianza del loro gesto", specificano i tifosi aquilani.
"Il messaggio che vogliamo lanciare - fanno sapere - è che l'ultras non è la parte marcia della società, come credono in molti, ma è anche dotato di un forte spirito di umanità e di solidarietà, che, come in questo caso, ci unisce!".
Nel momento in cui avremo una data certa di ultimazione dei lavori, inviteremo tutti i gruppi e le curve ultras a L'Aquila per l'inaugurazione dell'area, scoprendo in tal modo tutti insieme, con immenso orgoglio, quella targa che rappresenta la coronazione del loro gesto! Noi vigileremo affinché tutto si svolga nella massima trasparenza!", concludono.

eat.sleep.football.jpg


InizioPrecedente10 pagine precedenti [ 71 72 73 74 75 76 77 ] SuccessivoFine

Bastano pochi click!

per contribuire clicca qui


Totale per homepage

Euro donati nella 21a Edizione estiva:

Clicca per visualizzare le donazioni


 2028039 visitatori

 2 visitatori online




^ Torna in alto ^